Un Manifesto per la rinascita dei Borghi

Smart Life Manifesto

10 Temi per la rivoluzione possibile

01. Ambiente

Siamo definiti dal contesto in cui viviamo. È il luogo in cui interagiamo, sogniamo, cresciamo e impariamo.

È il luogo in cui riconosciamo le nostre radici, che plasma il nostro linguaggio, che ci fa dire io appartengo a questo posto. Il contesto ci condiziona, ci lega, ci respinge a volte, ma è lì dove abbiamo scelto di vivere, quindi di essere.

Il contesto è fragile, dipende dai nostri comportamenti. Vive se ce ne prendiamo cura, muore se lo abbandoniamo.

Il contesto è ambiente, inteso in senso stretto e cioè la qualità dell’acqua e dell’aria, delle piante e di tutto ciò che è natura.

L’ambiente è anche contesto sociale, relazioni, legami, qualità delle interazioni tra persone.

L’ambiente è infine patrimonio: patrimonio materiale, come i manufatti ereditati dalle generazioni precedenti e patrimonio immateriale inteso come lascito culturale, valori, credenze, identità, miti, leggende.

L’ambiente è la nostra casa, il nostro giardino, è ciò nel quale operiamo ed è ciò che ci rappresenta.

02. Lavoro

Il lavoro è ciò che ci rende liberi e che ci da dignità. È il tempo speso delle nostre giornate. È attraverso il lavoro che realizziamo noi stessi e ci sentiamo utili e produttivi, ed è il mezzo attraverso cui realizziamo ciò che è il nostro progetto di vita.

La pandemia ci ha costretti a casa, ha fermato il tempo portando al tempo una incertezza nuova. Ci ha fatto riflettere su ciò che davamo per scontato, mostrandoci l’illogicità di alcune eredità novecentesche. La mobilità quotidiana legata al lavoro, per esempio. Lo spostarsi tutti in auto o con altri mezzi per raggiungere luoghi dove lavorare, tutti assieme, e poi tornare, ancora tutti assieme e con gli stessi mezzi, alle proprie case. Il tempo di lavoro, almeno per le attività di servizio, diventa così dilatato, costoso, improduttivo e logorante.

Ecco che allora abbiamo sperimentato lo smart working, il lavoro in casa oppure in posti più accessibili e confortevoli, scoprendo una modalità inedita, una diversa gestione del tempo e una nuova concezione del lavoro stesso.

03. Tempo

Vivere in un contesto rurale, in una dimensione diversa dal caos delle grandi metropoli, sperimentare una diversa modalità di lavoro produce un surplus di tempo che potremmo chiamare tempo ritrovato.

Il tempo ritrovato è una sfida ed una opportunità. Sfida perché dobbiamo riempirlo opportunità perché possiamo fare cose che prima non potevamo fare. Accettare la sfida di un tempo maggiore significa immaginare altre attività, aprirsi a nuove possibilità: imparare, ad esempio, o dedicarsi agli altri, alla comunità. Ridisegnare il tempo è la possibilità generativa di una nuova consapevolezza: la vita è, in sé, un equilibrio spesso precario tra il lavoro, il privato e la socialità e la Smart Life è la promessa di un bilanciamento vero, pieno, tra i tre elementi che occupano il tempo, sfumandone i confini, ridefinendo con i tempi i caratteri distintivi del lavoro, della vita privata e della socialità.



04. Bellessere


Ciò che si realizza è il Bellessere inteso come benessere che si fa progetto di vita, una unione piena e consapevole con il contesto in cui si vive e si produce, la sfera privata e quella sociale. Il Bellessere diventa perciò qualcosa che va oltre il benessere materiale perché va oltre gli orpelli evidenti del benessere ostentato per giungere ad una dimensione di piena realizzazione di sé in un equilibrio dinamico che arricchisce le persone e rigenera i territori.

La considerazione dell’ambiente inteso come spazio vitale e contesto sociale, la sua salvaguardia e la sua proiezione in una progettualità che abbraccia il futuro. Il lavoro inteso come spazio di realizzazione e non più come luogo della privazione. La gestione diversa e consapevole del tempo in quanto tempo del privato, della socialità, dell’apprendimento e del dono. Tutto ciò crea il Bellessere che diventa la manifestazione estetica di una consapevolezza ritrovata, un vivere diversamente, coniugando gli elementi fondanti della vita. Vita che diventa Smart Life.

05. Futuro


Il novecento ha prodotto flussi a senso unico. Ha creato metropoli alienanti in grado però di attirare flussi di persone che andavano ad ingrossare le linee produttive, gli uffici, le downtown di tutto il mondo. Ciò ha spopolato i territori, impoverendoli progressivamente e inevitabilmente. La freccia del futuro ha avuto una sola direzione. La partenza dei giovani si è fatta destino, chi rimaneva sceglieva, consapevolmente, di relegarsi ad una esistenza meno elettrizzante, sicuramente più anonima. Il futuro come partenza presupponeva un atto di fede. La promessa di futuro valeva lo sradicamento, l’anonimato, la vita del lavoro a 40 ore settimanali più 10 almeno di tragitti quotidiani, più altre varie da spendere nei mall, le odierne cattedrali del consumo. L’idea di futuro si coniugava e si coniuga ancora ad una idea di confort abitativo fatto di appartamenti in condomini anonimi, dove le relazioni sociali diventano rarefatte e vuote e dove ci si chiude in casa mentre freneticamente si imperversa sui social virtuali dove coltivare amicizie fittizie e sbandierare una vita finta e piena che non trova riscontro nella realtà. Questa idea di futuro scricchiola in maniera assordante perché l’alienazione e lo sradicamento diventano sempre più un prezzo troppo alto da pagare e se lo smart working è un “liberi tutti” allora vale la pena invertire la freccia ed iniziare a pensare ad un futuro sostenibile nei contesti nei quali i valori come la qualità del tempo speso ed il Bellessere sono opzioni attuabili ed alla portata.


06. Movimento

L’idea di movimento inverso, a riempire, diventa la nuova attualità. Non più, quindi, da molti punti verso uno ma da molti a molti. Tornando a riempire i territori rurali, i contesti sociali dove meglio è possibile coniugare lavoro, gestione del tempo e Bellessere. Questa idea di movimento presuppone che le partenze da destino diventano scelta. E se si parte non si parte solo per invadere metropoli, ma per “colonizzare” altri territori. In una idea di gemmazione delle opportunità e della qualità di vita che guarda alla persona non solo come soggetto lavorante ma come linfa sociale per ridare vita speranza e futuro a territori altrimenti abbandonati. Il movimento è perciò l’energia dinamica che innerva i territori, gli restituisce linfa, apre opportunità e rigenera patrimoni altrimenti perduti. Il movimento sono i giovani che tornano, che si spostano, che occupano borghi ridandogli vita, che riaprono case altrimenti abbandonate, che creano micro-attività locali o si connettono come vedremo alle possibilità del mondo.

07. Emozione

Il movimento crea delle connessioni emotive. Perché è l’emozione che alla fine dà valore alle cose, ne diventa la cifra in grado di ridare vita a luoghi e a cose inanimate. Le emozioni e le connessioni emotive sono la linfa e la vita dei territori, sono il ponte tra passato e futuro. Le emozioni sono la grammatica dei sentimenti e i sentimenti fanno belle le persone. I giovani hanno bisogno delle emozioni per imparare a capire il valore dei luoghi e delle relazioni. Hanno bisogno delle emozioni per costruire il futuro e per capire il passato. Ciò di cui davvero si ha bisogno è di un algoritmo sentimentale. Un algoritmo generativo di legami, di connessioni, di riconoscibilità. I territori in grado di produrre emozioni sono quelli in grado di produrre successo e quindi futuro. L’educazione sentimentale dei territori è la chiave di volta per costruire un sistema identitario forte in grado di generare futuro.

08. Identità e Personalità

L’identità è un modo per riconoscersi. Un territorio fonda la sua identità su alcuni tratti significativi. Sulle sue specificità, sulle sue tradizioni materiali, su quelle culturali, su ciò che nel tempo ha immaginato su sé stesso. Fonda la sua identità sui momenti epici, su quelli di frattura, su ciò che ha costituito e costituisce ancora un punto di aggregazione simbolico, estetico, culturale. Ciò che fa dire: “io appartengo” e risolve, in chi pronuncia ciò, l’elementare bisogno di radicamento ad un luogo. L’identità, perciò, è una immagine simbolica portatrice di un messaggio che è variamente interpretato, coniugato e condiviso, in relazione a chi di questa immagine fa uso. Una immagine è statica per definizione. Racchiude in sé, in forma estetica, un insieme di elementi riconoscibili per proporli all’elaborazione culturale dell’osservatore. Questa elaborazione non è mai neutra. Dipende dall’immagine che viene sottoposta allo sguardo di chi osserva, dalla sua cultura, dalle sue esperienze, dalle aspettative a dalla percezione che ne ha nel momento in cui il territorio lo incontra.

Un territorio ha diverse “identità”. Quindi, proseguendo nella metafora, ha diverse immagini da proporre all’attenzione di chi guarda e di chi ha scelto di viverci.

Questa immagine statica e a volte stereotipata ed entra in drammatico contrasto con il dinamismo del territorio. Il territorio, infatti, muta ogni giorno, si modifica, produce, interagisce, scambia informazioni, emoziona e si emoziona. Vive. Porta i tratti della sua identità come un modo per riconoscersi ma si proietta nel futuro, progetta, sogna.

Un territorio visto nella sua dinamica quotidiana è il risultato di sé stesso al passato e della sua proiezione futura. È ciò che ha scelto di essere, ciò che ha scelto di conservare, ciò che vuole diventare. È il risultato dello scambio continuo tra chi vi vive, delle interazioni che produce, delle emozioni che riesce a comunicare. È ciò che riesce a narrare di sé stesso.

Tutto ciò diventa la sua personalità, cioè la struttura portante delle storie, delle esperienze, delle capacità. Ne diventa il tratto distintivo in una accezione dinamica. Un territorio con personalità è capace di proporre i tratti della propria identità dinamicamente e in maniera consapevole e generativa. È perciò capace di sfuggire alle trappole dello stereotipo quale risultato di una mera rappresentazione statica della sua identità, toglie da sé la polvere del tempo e si proietta nel futuro. Un territorio con personalità è capace di produrre esperienze diversificate che coniugate con gli elementi portanti della propria identità genera emozioni, qualità di vita. In una parola: Bellessere.


09. Apprendimento

La personalità si nutre di conoscenza. Fondamentale a questo dinamismo diventa l’apprendimento, inteso come esperienza ricorsiva e replicabile. L’apprendimento è il tratto costante di un territorio smart, ne rappresenta il suo motore interno. L’apprendimento trae linfa dal mondo per rielaborare i saperi alla luce delle necessità del territorio e del benessere dei suoi abitanti. Conoscenze, abilità, saperi, rielaborate alla luce delle necessità diventano il moto necessario a creare dinamismo e sviluppo sostenibile. I nuovi saperi digitali vengono incorporati per l’aggancio alla piattaforma mondo, per costruire una grammatica di conversazione, dei nuovi linguaggi necessari a partecipare all’economia globalizzata. L’apprendimento da accadimento personale deve tramutarsi in una necessità pubblica. Deve farsi strategia e azione impegnando il tempo ritrovato degli individui che partecipano così alla rinascita territoriale aggiungendo saperi, conoscenze e abilità che si traducono in opportunità, nuovi linguaggi, imprese e quindi economia.

10. Connessioni

I territori smart sono territori connessi. La connessione alla piattaforma mondo è insieme necessità e opportunità. La rivoluzione del lavoro e dei tempi ritrovati sono figlie di questa connessione. La connessione genera rivoluzioni: smart working, impresa delocalizzata, uso migliore del tempo, decentralizzazione delle modalità di apprendimento, democratizzazione della conoscenza, disintermediazione. Grazie alla connessione, il territorio, da periferia lontana, diventa punto pulsante della rete. Centro, rispetto alle opportunità che genera, nodo delle connessioni alle quali partecipa. L’uso dei nuovi linguaggi digitali lo rende potenzialmente protagonista della scena globale, aprendo le porte ai cittadini a possibilità mai viste prima. La connessione, infatti, crea leggerezza, genera nuove priorità, toglie vincoli e libera tempo buono da dedicare all’arricchimento di sé. Si può creare, imparare, interagire, senza spostarsi. Si può lavorare in spazi smart, nei co-working space, dove si sperimenta la socialità inedita e dove le gerarchie lasciano spazio alla condivisione. La connessione rompe antiche necessità: quella della partenza come destino, che ha sradicato i giovani dai territori, privando questi ultimi della sua energia vitale e, quindi del suo futuro. La connessione alla piattaforma mondo consente ai territori di rivolgere finalmente lo sguardo al futuro. Spezzando l’inevitabilità del decadimento, la difesa ad oltranza dell’identità come vestigia da preservare a tutti i costi, l’accettazione dello spopolamento, lo stillicidio della morte dei saperi, delle conoscenze e delle abilità.

La connessione è la rivoluzione che porta una disruption, una discontinuità che la pandemia ha accelerato e reso evidente. È tempo di lasciarci alle spalle il Novecento, con il suo modo anacronistico di produrre, di vivere o di sopravvivere. E’ tempo di Smart Life.